Lemon and goji berry scones, the smell of freedom

by Rebecca
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goji scones

OnAir: Roxette-Watercolours in the rain

E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta. – Thomas Stearns Eliot –

Quando tutto deve ancora succedere. Quando devi essere ancora plasmato dagli eventi. Quando la traversata della tua giovinezza ti sembra ancora un coast to coast, con deserti, boschi infiniti e città immense da percorrere, esplorare. Quando corri e vuoi afferrare tutto e vorresti essere mille persone, in mille posti, con mille vite da vivere, perché la tua la stai divorando con fame e desiderio, quando nulla ti basta e il mondo lo vuoi conquistare tutto.
Eravamo così, mentre andavamo al mercato con un pezzo di carta, composti in fila, senza proferire verbo, senza poterci entusiasmare. Su quel cartoncino segnavano il tuo litro di olio, il tuo kg di zucchero, il tuo kg di farina e per quel mese doveva bastarti. Mezza pagnotta al giorno. Non si avevano provviste, perché averle significava finire in prigione. Avevamo il diritto a 78 litri di latte in un anno. Non esistevano supermercati, ma alimentari, i cui scaffali erano vuoti. Non c’era nulla. Nulla!
Ma avevamo amore, senso di condivisione, avevamo sogni immensi. Avevamo l’acqua dalle 6 del mattino alle 11 e dalle 18 alle 22. Avevamo inverni freddi con i venti che sferzavano tagliandoti la pelle del viso. Avevamo la neve alta quanto un bambino. Avevamo le lampade ad olio per fare i compiti, perché la luce la toglievano all’improvviso.
Avevamo polli grandi come quaglie e potevamo consumarne solo 39kg all’anno.
La razione quotidiana, mensile, annuale. Si ragionava per razioni, non per bisogno, non per necessità, non per superfluo, non per l’entusiasmo di una cena in compagnia. Razionalizzare per non socializzare, per non conviviare, fosse mai che nel convivio di una cena di famiglia si potesse tramare contro il Potere.
Ma i sogni, beh, quelli non erano riusciti a toglierceli. Quelli arrivavano a quintali al giorno. Adolescenti, nel silenzio della notte, chiusi, ad ascoltare di nascosto le radio europee, infrangendo le regole, correndo con il petto scoperto contro i fucili. Notizie, musica, movimenti, insurrezioni. Erano acquarelli che si accendevano di luci tra le dimore, sognando, sperando, combattendo per ricacciare dentro quel senso di conquista, di crescita, di Libertà.
Non si avevano opinioni, si era “innamorati” a prescindere del comunismo restrittivo e porzionato di Ceausescu. Lo si doveva essere. Un incondizionato amore, condizionato dalle paure.
Quando arrivò la notizia che il muro era caduto, ci fu un gorgoglio che risalì dal profondo. Un tumulto sommesso, come quei tuoni che rotolano in alto tra le nuvole. Non un boato. Ricordo la sommessa gioia nelle case tra paura e stupore. Non potevamo esultare per i nostri fratelli, non potevamo dire a voce alta quel sogno diventato realtà.
Ma tanti giovani un mese dopo scesero in piazza perdendo la vita perché poi, io, da adolescente, potessi pensare a voce alta, avere un opinione, ascoltare musica, notizie non filtrate, vedere il mondo oltre quella cortina spessa, comprare più di un kg di zucchero al mese se lo avessi desiderato, senza sentirmi una ladra, fare un dolce nella minuscola cucina di casa. Non dimenticherò quel momento. Sono stata con molti altri il concentrato della tempesta di sogni emersa dal buio….un fuoco che divampa e divora. Quello che è stato dopo non rispecchiava forse i desideri che avevamo avuto, ma abbiamo potuto sognare liberamente, combattendo per poterlo realizzare. Cambiamento!
Cambiamento è ciò che sono ogni giorno, in metamorfosi continua. Alla ricerca continua, senza sosta, senza mai sentirmi davvero realizzata, senza essere arrivata. E forse oggi, per la prima volta seriamente, sto realizzando che non importa quanto lontano o in alto arriverò, amo troppo il punto da cui sono partita ci sono affezionata e amo moltissimo il viaggio, troppo per fermarmi. La Destinazione è il viaggio stesso, siamo sempre andata e ritorno, partenza e arrivo. Forse per questo la natura umana, al di là dei difetti, è tanto meravigliosa.
E ricordando i fratelli che caduto il muro si sono riabbracciati, ricordando i sacrifici di quella Grandissima Donna che era mia nonna, che ha mantenuto sulle sue spalle la famiglia, che mi ha svezzata e portata nel palmo della sua mano per rendermi libera, io ogni giorno sforno un dolce. I miei dolci sono la mescolanza e l’unione di amore, libertà, trionfo, famiglia.
Forse per affrancarmi da quello stato di imposta obbedienza che svuoto scaffali da zucchero, farina e olio, come dovessi cucinare per eserciti di portatori di amore.
Non posso farne a meno, perché questa sono io e posso piacere o essere detestata. Ma questo sono io e sono fiera di me e dei miei sogni, fiera delle mie sconfitte e delle mie vittorie. Fiera di essere un segno vivente di come si viene al mondo per la Libertà!
E mentre cancello mille righe scritte qui, vi lascio uno dei miei dolcissimi e vitaminici scones.

goji scons dough

Ingredienti per 10 scones: 250gr di farina 00 + per la spianatoia, 50gr di zucchero di canna, 1 cucchiaino di lievito per dolci, 1/4 di cucchiaino di bicarbonato, 1 cucchiaio di yogurt magro, 1/2 cucchiaio di succo di limone, la scorza di un limone BIO grattugiata, 1 pizzico di sale cucchiaio di sale, 1 cucchiaino colmo di estratto di vaniglia, 115gr di burro freddo, 1 uovo, 150gr di bacche di goji, 125ml di latte intero

Riscaldate il latte a 40°C e tuffate dentro le bacche di goji.
Nel food processor mettete gli ingredienti secchi con il burro e fate andare le lame a massima velocità per pochi secondi. Rovesciate il tutto in una ciotola e aggiungete il resto degli ingredienti e il latte insieme alle bacche per ultimi. Mescolate tutti gli ingredienti aiutandovi con una forchetta, fin quando non saranno perfettamente amalgamati. Avrete un impasto molto morbido e appiccicoso, ma è così che deve essere.
Su una spianatoia mettete abbondante farina e rovesciate l’impasto. Passate le mani nella farina e schiacciate l’impasto con le mani lasciandolo alto circa 3 o 4 cm. Con un coppapasta ricavate 10 dischi. Disponeteli con cura su una teglia rivestita da carta forno e cuocete nel forno preriscaldato a 200° per circa 15 minuti. Lasciate intiepidire prima di servire. Sono ottimi da soli, oppure aperti a metà e spalmati di burro e marmellata, panna acida o lemon curd.

lemon and goji berry scones

lemon and goji scones

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10 comments

Diana@ DisturbinglyDelicious 9 Novembre 2015 - 14:38

E’ stato veramente emozionante leggere questo articolo perché mi ha ricordato quei tempi che ho vissuto anch’io per poco, però. Non so esattamente com’erano le cose nella tua zona e non mi ricordo tutti questi dettagli, ma so che sono stati dei tempi che non auguro mai più a nessuno di vivere. Mi ricordo le file enormi per comprare quel litro di latte che potevi prendere. Mi ricordo la gente stanca fare la fila per comprare la carne o le arance prima di Natale. Penso che dobbiamo ritenerci fortunate visto che grazie ai sogni dei giovani e adolescenti di una volta le nostre figlie possono crescere in condizioni migliori in una società più sana. E dobbiamo insegnare a loro di sognare e di seguire i loro sogni. Un abbraccio, cara. Ah, prima di dimenticarmi, I love your scones and I adore your pics. <3

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Rebecka 16 Novembre 2015 - 8:59

La libertà è così fragile. I fatti recenti lo dimostrano. Ma non smetterò di pregare, combattere e sperare che le cose siano migliori. Una speranza che covo e tengo in caldo per quei occhi limpidi e pieni di sogni che vedo in mia figlia, in tutti i figli. Perché se lo meritano un mondo migliore, pieno di luce e gioia.
Io vivevo a Craiova, una città universitaria brulicante di giovani, ma i patimenti della gente erano tanti. Se eri ricco, potevi sperare di ottenere le cose sottobanco. Ma la vera ricchezza era avere i parenti in campagna con orti e maiali, galline e mucche. Grazie con tutto il cuore per i tuoi complimenti. 😉

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SELENDIR 9 Novembre 2015 - 15:09

Tesoro, non me ne frega una cippa degli scones (saranno di sicuro ottimi come tutto ciò che cuini), voglio dirti che se esistono ancora DONNE come te allora il mondo non è ancora perduto, la nostra Terra può ancora essere salvata. E saranno Donne come te che la salveranno e salveranno i nostri Figli. Ti abbraccio forte forte…….ehm ehm, ci avrei ripensato, se ti avanza , uno scone me lo mangerei….

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Rebecka 16 Novembre 2015 - 9:02

Non sono così speciale, non più di tante altre donne. Tutti gli scones che vuoi. La mattina di Yule vedrò di fartene trovare un paio. 😉

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barbara - impasto di emozioni 9 Novembre 2015 - 20:00

Ho letto e riletto più volte ciò che hai scritto e penso soprattutto che non so cosa possa significare uno stile di vita del genere, non avendolo vissuto. Però quello che colpisce, a mio avviso, non sono le rinunce ma la voglia che avevate di sognare, di credere nella vita, sapendo che prima o dopo i sogni sarebbero usciti dal cassetto

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Rebecka 16 Novembre 2015 - 9:02

La voglia di sognare sopra ogni cosa. Davvero sopra ogni cosa.

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barbara - impasto di emozioni 9 Novembre 2015 - 20:01

e ora mi appunto l ricetta 🙂

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Francesca P. 17 Novembre 2015 - 0:01

Quanta strada che hai fatto, Reb… sento ogni passo, ogni sassolino entrato nelle scarpe, ogni curva, ogni raggio di sole che ti ha colpito il viso, ogni salita e ogni discesa… quando ci parli di te e del tuo passato è come se aprissi uno scrigno, dove i gioielli non sono l’oro o le perle ma i ricordi che plasmano, forgiano e formano e ti hanno fatto diventare il fiore che sei oggi… e tua nonna deve essere stata davvero speciale, traspare l’immenso affetto che nutri per lei…
E’ incredibile come qui si respiri già aria invernale e natalizia, mi pare di sentire l’odore dei giorni di festa e l’euforia che portano con sè… a Roma sembra di essere appena dopo l’estate ma se mi siedo sull’altalena la distanza si annulla e siamo vicine vicine… (con un pensiero alla nostra Paris, sempre più forte)

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Rebecka 18 Novembre 2015 - 8:30

I ricordi sono le cose più preziose che possiedo, insieme alla famiglia e agli amici. E mai come in questi giorni disperati sono grata di avere tutti e tre. I primi perché mi rammentano da dove vengo, la famiglia senza il cui sostegno non sarei nulla e gli amici il cui smisurato affetto mi colma il cuore di gioia. La nostra altalena, per questa occasione, credo abbia mutato spazio e non è più in riva al nostro laghetto, ma su uno dei meravigliosi tetti parigini. E noi siamo lì, eprché qualunque cosa succeda, Parigi è sempre Parigi e lo sarà sempre. Ti abbraccio forte

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Fabrizia 18 Novembre 2015 - 20:07

Davvero difficile aggiungere qualcosa ai sentimenti traboccanti che dal tuo cuore e dai tuoi personali ricordi hai riservato a noi, che tanto abbiamo avuto nella nostra adolescenza, senza mai forse rendercene conto..oggi che approdo qui e ti ringrazio perché, se tu non fossi passata a lasciare affetto e luminose parole nel mio angolino, non avrei mai scoperto quanta bellezza si apre qui, direttamente dal tuo cuore e dalle tue mani sapienti!
Ti abbraccio,
Fabrizia

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